Luca Nichetto affascina con il gusto retrò di Flirt e Teo

06.2022

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Luca Nichetto affascina con il gusto retrò di Flirt, tavolo con scacchiera e sedie, e della lampada Teo

Flirt, la collezione in cuoietto di Luca Nichetto

Occhi che si guardano intensamente, mani vicine che non si sfiorano mai. Se avete sempre pensato che ci fosse qualche somiglianza fra la seduzione e il gioco degli scacchi, non siete gli unici: il designer Luca Nichetto ha esplorato questo parallelismo nel tavolo con sedie Flirt.

Questo tavolino circolare, dalle linee sottili come i complimenti di un amante, conquisterà sicuramente il vostro cuore grazie alla sua giocosità. Infatti il piano in cuoietto è ribaltabile e bastano pochi gesti per trasformarlo da superficie perfettamente liscia a scacchiera. Non resta che posizionare i pezzi sul famosissimo tavoliere: re, regina e il resto dello schieramento, rigorosamente incastonati sulla pietra naturale, sono contenuti nel cassetto in noce canaletto, incernierato fra le quattro gambe verniciate a polvere Grey Grafite. Al suo interno, troverete anche taccuino e matita per segnare le vostre mosse e quelle dell’avversario.

Si dice che le prime versioni del gioco degli scacchi nacquero nel VI secolo in India, per poi evolvere secondo le regole che conosciamo oggi solo nel XV secolo, in Europa. Chi ci gioca, sa bene che basta muovere la prima mossa per entrare in un mondo fuori dal tempo, dove esistono solo 32 pezzi su 64 caselle e un numero infinito di possibilità.

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La sedia più comoda al mondo

Quando tutto è pronto per iniziare la partita, non resta che accomodarsi sulle affascinanti sedie con schienale che completano la collezione. Sarà il cuoietto marrone, saranno le forme tondeggianti, ma questi modelli hanno un fascino retrò, che ben si concilia con una tradizione antica come gli scacchi.

Caratteristica peculiare delle sedie è l’estrema comodità: lo schienale e il sedile ricurvi accolgono morbidamente il corpo per tutta la durata della partita o dell’aperitivo, garantendo la massima sensazione di comfort. Insomma, le sedie sposano la filosofia Salvatori di conciliare estetica e funzionalità, con l’aggiunta di un appoggio solido e stabile dato dalle tre gambe che le caratterizzano.

Le sedie trovano un connubio perfetto con il tavolino di Flirt, ma possono essere abbinate con facilità ad un’ampia varietà di tavoli Salvatori.

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Mettiamo in luce lo stile

Per illuminare il campo, serve una lampada in linea con il mood del momento. Qui entra in gioco Teo, la sorprendente luce da tavolo disegnata sempre da Luca Nichetto. L’ispirazione è venuta dalle opere dell’architetto I.M. Pei e prevede una base tonda in Pietra d’Avola o in Crema d’Orcia su cui si inserisce una carta di riso molto materica, che funge da diffusore per una luce soffice e morbida, estremamente accogliente. La lampada è ricaricabile e l’intensità della luce è regolabile, così da garantire l’atmosfera giusta per il gioco.

Non resta che prendersi un momento per sé e sedersi al tavolo, pronti a perdersi in un mondo di mosse e strategie, fino a dare scacco matto alla frenesia del mondo contemporaneo.

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Quattro chiacchiere con il designer 

Abbiamo parlato di queste collezioni con la mente dietro a queste collezioni, Luca Nichetto.

Qual è la storia dietro al nome Flirt?

Flirt da un lato è un richiamo sia al gioco degli scacchi, una battaglia amorosa a due, con re e regina che si supportano, perdendo e vincendo terreno ad ogni mossa; dall’altro, si lega al rituale del tè o del cocktail per cui il tavolo può essere utilizzato da due persone che condividono un momento conviviale.

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Com’è nata l’ispirazione per questo progetto?

L’ispirazione è nata come piace a me. Siamo venuti qui e abbiamo avuto questo meeting con Gabriele. Nella discussione ci siamo conosciuti e nello stesso momento abbiamo elaborato insieme un brief legato a quello che Gabriele stava cercando, unito ad alcune intuizioni che abbiamo avuto proprio sul momento. Quindi è stato tutto molto spontaneo. Volevamo soprattutto creare una serie di oggetti che mancavano alla collezione Salvatori, partendo anche dall'utilizzo di altri materiali, non solo pietra quindi, e utilizzare una sorta di mix materico che alla fine è quello che è il fil rouge di tutti e due i prodotti.

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E quindi perché proprio il cuoio?

Perché in un certo senso il cuoio è percepito allo stesso livello della pietra. C'è una grandissima qualità nel craft, nella lavorazione del cuoio, che è comunque un materiale naturale, e in questo senso rende il suo posizionamento simile a quello dei prodotti Salvatori. Per questo siamo andati in quella direzione senza neanche considerare altri tipi di materiali.

Qual è l’aspetto di cui va più fiero?

Diciamo che a livello di soddisfazione vedere che un progetto che è partito comunque appunto da una conversazione alla fine ha generato una serie di oggetti e di componenti che, quando li unisci, creano proprio un microambiente. E quando li ho visti in Showroom insieme alle altre collezioni ho avuto la conferma che parlano lo stesso linguaggio e questo mi rende molto fiero.

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