Le pietre perdute
La collezione è inoltre un tributo all’amicizia che lega l’Architetto con Gabriele Salvatori
Equilibrio delle forme e uso rispettoso dei materiali sono la sintesi della capacità dell’architetto milanese Piero Lissoni di valorizzare il lusso. La sua ultima collaborazione con Salvatori, la collezione “Pietre Perdute”, è l’ulteriore conferma delle capacità del Maestro. Il primo prodotto della collezione è un tavolo da bistrò il cui piano è composto grazie a lastre di valore storico ricostruite grazie alla innovativa applicazione della tecnica del Kintsugi alla pietra naturale.
Una antica arte giapponese il cui nome letteralmente significa “riparare con l’oro” applicata generalmente alla ceramica.
La collezione è inoltre un tributo all’amicizia che lega l’Architetto con Gabriele Salvatori.
Di seguito la storia di come è nata l’idea della collaborazione attraverso le parole di Gabriele Salvatori.
Da dove nasce l’idea del progetto pietre perdute ?
L’idea è figlia di un processo di maturazione che ha richiesto diversi anni. Dobbiamo andare indietro nel tempo di qualche anno, quando Piero Lissoni mi chiese se potevo fargli dei pavimenti “sciupacchiati” usando dei “marmacci” (cosi li chiamò lui ndr) vecchi. Negli anni di tanto in tanto questa richiesta mi tornava in mente ma non riuscivo a coniugarla con un processo industriale. Acceleriamo di qualche anno e arriviamo al 2018 dove mi trovo a chiedere a Piero di disegnarmi un tavolino da bistrot, di quelli bordati in metallo che si trovano nei vecchi bistrot parigini, che nella maggior parte dei casi hanno un piano in marmo generalmente ridotto piuttosto male, ovvero graffiato o addirittura spaccato. Piero reinterpreta il tavolo in chiave contemporanea con la poesia che lo contraddistingue.
E così ci mettiamo assieme a cercare i materiali che potrebbero funzionare, ed è qui che mi torna in mente l’idea del riutilizzo delle pietre vecchie come da sua richiesta di qualche anno prima.
Mi metto alla ricerca nel mio deposito e trovo alcune lastre di marmo vecchissime, di quelle che sei abituato a vedere da quando sei ragazzino e ti chiedi come mai stiano ancora li, come quelle cose che ritrovi quando apri un cassetto dopo tanti anni o apri lo scatolone in soffitta. Quelle cose che odorano di polvere e che ti fanno stringere un po’ il cuore quando le ritrovi, perché’ ti riportano indietro con gli anni. Tutto ad un tratto guardi quelle cose con occhi diversi, e riesci finalmente a vedere in loro la bellezza e la dignità che non hanno mai perso, pur essendo state dimenticate per anni. Chiamo subito Piero e gli spiego la cosa, chiarendo bene, che si tratta di rimasugli in alcuni casi anche in quantità molto molto piccole e spesso e volentieri anche rotte.
Piero, che ha una velocità incredibile nel capire le cose, si innamora del progetto e mi fa da cassa di risonanza dicendomi subito che se sono rotte le aggiustiamo come fanno i giapponesi (appunto con la tecnica del kintsugi ndr) e che se i quantitativi non sono grandi non importa. Useremo al meglio quello che abbiamo.
Le chiameremo Pietre Perdute! Così mi disse e mi fece sorridere. Da li siamo partiti a cercare marmi in ogni deposito possibile e immaginabile. Abbiamo trovato rimasugli dello stesso marmo usato da Mies Van der Rohe nel Barcelona Pavillion, alcuni blocchi dello stesso marmo usato nella cattedrale di Notre Dame, o poche lastre di un altro marmo usato nella basilica di S. Pietro nel 500. Dopo che è finito il quantitativo non ce n’è più e quindi ti porti a casa un pezzo di storia. Ecco, questa si che è pura poesia.
Come si coniuga con il concetto di sostenibilità della missione aziendale?
Il progetto è in perfetta sintonia con la missione aziendale. Siamo stanchi di sentir parlare di lusso, o meglio siamo stanchi di sentir parlare di lusso inteso come opulenza. Amiamo invece pensare a un lusso semplice, fatto di pura bellezza e non dettato da regole di mercato. Il lusso è dato dalla pura bellezza e dal benessere che suscita nel cuore e nell’anima delle persone.
Lavorare con pietre come le chiama Piero “perdute” invece di andare a cercare il marmo purissimo senza nessuna vena è un po’ come prendersi un cane con pedigree super premiato a concorsi di bellezza o andarsi a prendere un cagnolino abbandonato in un canile. Alla fine se sei pronto a vedere la bellezza anche negli occhi del cagnolino abbandonato, ti sentirai molto più felice e in pace con l’universo, e forse avrai anche qualcosa di più interessante da raccontare ai tuoi amici il giorno che gli presenti il tuo cagnolino, o nel nostro caso il tuo tavolo fatto con una Pietra Perduta.
Entrambi hanno un valore nobile, e questo è il lusso a cui guardiamo noi.
Com’è lavorare con Piero?
Sai quando hai un’idea che ti sembra un po’ folle poi chiami un tuo amico più folle di te pur sapendo che è la persona più sbagliata da chiamare? Ecco, questo è quello che mi succede quando chiamo Piero per proporgli delle cose.
Invece di controbilanciare la tua follia butta benzina sul fuoco e ti metti nei casini, ma devo anche dire che poi io faccio lo stesso tutte le volte che è lui a chiamarmi con idee altrettanto malsane. Scherzi a parte, la nostra è prima di tutto amicizia e poi collaborazione lavorativa. Credo di non aver mai fatto un meeting serio con Piero, come quelli che si vedono in televisione. Generalmente i meeting sono fatti al bar davanti a un cappuccino se sono di mattina o davanti a un cocktail martini se sono fatti la sera. E generalmente il bar dove andiamo è proprio un piccolo bistrot con i tavoli di marmo brutti e rotti, il cui barista si chiama Rene’, proprio come il tavolo che Piero ha disegnato per me.