Il cantiere perfetto: differenza fra gli utensili per il marmo e la ceramica
Ci sono alcune differenze tra gli utensili per tagliare il marmo e quelli per la ceramica che sono essenziali ai fini del risultato
Il cantiere, si sa, è un micro-mondo a sé, dove ogni giorno convergono molteplici attori per svolgere le più diverse mansioni e dove questi devono collaborare e cooperare gli uni con gli altri affinché il progetto possa concludersi in modo efficace.
Ovviamente in un cantiere si lavorano i più disparati materiali ed i molteplici operatori che solitamente gravitano intorno a questo luogo hanno le più svariate competenze le quali, a seconda del materiale e della lavorazione in cui sono impiegate, comportano l’utilizzo di svariati e diversi attrezzi; la lavorazione del marmo comporta, ad esempio, competenze diverse (e quindi anche l’uso di attrezzi diversi) rispetto alla lavorazione della ceramica.
Le lavorazioni dei due materiali sono per forza diverse, come altrettanto diversi ne sono gli utensili usati anche se, è ovvio, esistono pure delle similitudini****. La prima tra queste è sicuramente l’utilizzo delle teste diamantate le quali sono essenziali in entrambe le lavorazioni (sia del marmo che della ceramica) in quanto permettono di ottenere performance di taglio decisamente migliori rispetto alle altre. La seconda è che, indipendentemente dal materiale, dalla lavorazione e dall’utensile usato, questo dovrà essere sicuramente collocato in uno spazio ampio dove il maestro posatore potrà muoversi senza difficoltà. Infine, sia che si parli di marmo che di ceramica, ogni modello viene sempre progettato per soddisfare determinate esigenze del committente, le quali possono ovviamente riguardare il materiale da tagliare come le dimensioni della piastrella, siano queste intese per dimensione o spessore.
L’utensile utilizzato per il taglio del marmo è solitamente la cosiddetta clipper**, ovvero la taglierina ad acqua, ovviamente con l’aggiunta della punta diamantata.** Nel tagliare il marmo è necessario usare la clipper proprio perché questo materiale è tra i più resistenti al mondo e l’utilizzo di uno strumento di taglio ad acqua permette quindi di raffreddarne la lama e di proteggerla dai danni eventualmente derivanti dal suo surriscaldamento.
Per la ceramica, o gres, comunque si voglia chiamarla, la cosa è diversa. Questo è un materiale meno resistente del marmo e, quindi, per il suo taglio spesso basta un semplice tagliapiastrelle e non una smerigliatrice (o flessibile) come avviene invece per la pietra naturale.
Per taglia-piastrelle si intende quell’attrezzo con cui è possibile tagliare e sagomare con precisione una piastrella. Questo utensile è composto di una base formata da due “piatti galleggianti” separati da un asse rigido, da un’asta che guida lo scorrimento della taglierina con la rotella diamantata per effettuare l’incisione e da una barra metrica regolabile (su cui è presente un misuratore in millimetri così da permettere all’operatore una facile quantificazione della porzione di mattonella da rimuovere) la quale ha lo scopo di determinare la perpendicolarità del taglio (anche detta “angolo di taglio”) e mantenere ferma la piastrella durante la lavorazione. Il taglio stesso, poi, avviene a secco (e non ad acqua come succede invece con la clipper) come anche l’incisione del materiale in questione; questo viene infatti inciso solo superficialmente e non in tutto il suo spessore.
Molti taglia-piastrelle sono provvisti di sistemi che facilitano l’individuazione del punto di perpendicolarità tra la guida di scorrimento e la barra metrica, come anche del taglio in diagonale a 45° permettendo, così, di ottenere risultati precisi in ogni circostanza. Una volta regolato il registro, è il momento di posizionare la mattonella sul piatto facendola, con molta attenzione, aderire all’asta d’appoggio e fermare nel punto in cui si desidera tagliarla. Dopo aver individuato la posizione corretta della piastrella ed averla incisa sulla superficie è sufficiente posizionare l’impugnatura del taglia-piastrelle sulla parte inferiore della mattonella e colpirla. Grazie all’azione dell’incisione così come quella della pressione del piede di spacco e della base ammortizzata viene, infatti, generata una trazione con la quale la taglia-piastrelle eseguirà un taglio perfetto sulla piastrella.
Di tagliapiastrelle in commercio ne esistono di due grandi famiglie: i tagliapiastrelle per formato standard e quelli per formati grandi. Queste due tipologie si differenziano totalmente sia nella struttura che nelle modalità d’impiego (come avviene per esempio per i formati molto grandi e con spessori ridotti come quelli di 7 mm per i quali vengono utilizzate altre e diverse metodologie) anche se va ricordato che anche per le ceramiche o gres porcellanato esistono taglierine elettriche ad acqua, dove il disco diamantato utilizzato è un diamante più duro e con usura maggiore, paragonabile a quello utilizzato per i graniti. In ceramica, infatti, la taglierina elettrica viene normalmente utilizzata solo per lavorare su alcuni gres molto duri. La stessa cosa vale per l’utilizzo dei dischi e frese per flessibile, anche questi usati solo su gres molto duri, mentre è invece diverso il taglio con l’utilizzo di binari, metodo che può essere usato solo nel tagli di marmi o graniti. Va rilevato inoltre che, anche se gli utensili possono essere simili od uguali, specialmente adesso grazie alle migliorie tecnologiche, per la stragrande maggioranza le figure professionali sono invece molto ben distinte fra loro e con caratteristiche lavorative completamente diverse. Normalmente chi posa il marmo non posa il gres e viceversa, e questo perché la manualità della lavorazione risulta è completamente diversa proprio per via delle differenze del materiale che comportano diverse tecniche di lavorazione. È anche, e soprattutto, per questo motivo che, per la posa dei nostri rivestimenti, richiediamo sempre maestri posatori specializzati nella specifica posa del marmo e non del gres.
Foto scattate prima del Dpcm dell’11 Marzo 2020.